Lo sport è vita e insegna a non arrendersi mai: cercare di ripartire, possibilmente nel mese di settembre, in massima sicurezza deve essere il mantra per le tante realtà come le scuole calcio che in questo periodo delicato sono state costrette ad interrompere il proprio percorso. Lo sa bene anche Pierdavide Panariello, tecnico e responsabile della Polisportiva Locubia. Anche la scuola calcio di Sant’Eustachio sta vivendo un momento difficile, capitato in concomitanza con il suo quarantesimo compleanno.
Pierdavide ci racconti il tuo punto di vista sul periodo che stiamo vivendo? A seguito della sospensione definitiva per i campionati e le altre competizioni giovanili organizzate dal Settore Giovanile e Scolastico in programma per la stagione sportiva 2019/2020, come recita il comunicato del 16 aprile 2020, non si sa se da settembre la scuola calcio si potrà ripartire o meno: bisogna attendere l’evoluzione della situazione a livello globale. Potrebbe incombere la paura nei genitori di portare i bambini nei luoghi affollati. Fin quando non si delinea bene quest’aspetto legato all’ambito sanitario, penso sarà complicato per tutti gli ambiti lavorativi. Fin quando non si trova una cura o un vaccino la situazione sarà sempre questa. Se pensiamo ai professionisti, ipercontrollati, con più tamponi a settimana e che sono comunque a rischio, la stessa modalità non è applicabile con i bambini e a livello amatoriale.
Come ha vissuto la quarantena la scuola calcio Locubia? Avete adottato anche voi lo smart training? No, perché noi abbiamo l’attività di scuola calcio fino alla categoria esordienti 2007-08: essendo bambini molto piccoli era un po’ difficile farli connettere attraverso le piattaforme come Zoom o Skype. Visto il momento delicato la società ha pensato di stare vicino a tutti i bambini, cercando di contattarli e sentirli. Noi dirigenti e lo staff ci sentiamo continuamente ma per i bambini era un po’ complesso, magari avendo anche poco spazio in casa.
Come stava andando la stagione prima dello stop forzato? I risultati erano buoni avendo quattro gruppi belli folti che prendevano parte sia ai campionati CSI sia a quelli FIGC. I bambini stavano facendo tante partite impegnandosi al massimo in quest’anno in cui cade la ricorrenza del quarantesimo anniversario della scuola calcio Locubia. Fondata nel 1980, la nostra scuola calcio è una delle più longeve nel panorama salernitano e quella con più anni (40) d’attività consecutivi.
Quali erano i vostri progetti in cantiere per questo compleanno? Avevamo intenzione di organizzare il torneo “24 maggio 1999” (giornata purtroppo indimenticabile per Salerno e i tifosi granata) ma questa pandemia ha bloccato e stoppato tutte le nostre iniziative che ci auguriamo di fare l’anno prossimo. Avevamo in cantiere tante belle idee per festeggiare questa ricorrenza e speriamo di poterle mettere in pratica nel futuro. Ora non si riesce a guardare al futuro che resta molto incerto e nebuloso. Se ci danno l’ok, per ripartire a settembre, noi ci siamo.
C’è qualcuno in particolare a cui vuoi rivolgere i tuoi ringraziamenti? Va fatto un ringraziamento generale a tutti i membri dello staff e tutti i collaboratori: vorrei ringraziare Enzo Marigliano, Domenico Crescenzo, Ciro Maddaloni e Andrea Del Regno; il direttore tecnico Francesco Tudisco (ex granata dal 1992 al 1997: durante questo periodo ha collezionato 21 reti ed ereditato la fascia di capitano nella stagione 1996/1997) e la società a partire dal presidente, mio padre, Angelo Panariello, il prof. Pasquale Luppino, l’accompagnatore ufficiale Rocco Olivieri. Io rivesto le vesti sia di responsabile/coordinatore sia di allenatore.
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