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L'importanza della diagnostica per immagini al tempo del Coronavirus

17/05/2020

di Erika Noschese

Nell’emergenza Coronavirus la diagnostica per immagini assume un ruolo centrale, quasi fondamentale per la cura dei pazienti, soprattutto se in terapia intensiva. A fare il punto della situazione sull’importanza dell’ecografia in questa emergenza sanitaria è il dottore Ersilio Trapanese, Ecografista Responsabile Diagnostica per Immagini Cmm Diagnostica di Cava de’ Tirreni, socio Fondatore della Società Italiana di Ecografia in Medicina e Chirurgia Siemc. Trapanese, membro Corrispondente American Thyroid Association Ata, The Korean Society of Radiology KRS e della Commissione Scientifica e componente del CdA De Beumont Bonelli Fondation, è un esperto nel mondo della ricerca scientifica, nel campo dell’ecografia ed ecointerventistica dei Microtumori della Tiroide.

Dottore, quanto è importante la diagnostica per immagini nell’emergenza Coronavirus?

«Io credo sia una cosa molto importante perché a parte la questione dei tamponi in relazione agli anticorpi e delle analisi, la diagnostica per immagini gioca un ruolo molto importante perché quando un paziente viene ricoverato è necessario c’è da stabilire quali sono le condizioni generali. Io voglio però sottolineare il ruolo dell’ecografia per quanto riguarda la polmonite da Coronavirus: quando un paziente va in triage, e quindi viene sottoposto all’esame del tampone che mostra la positività agli anticorpi, è importante anche capire se se esiste questa difficoltà del respiro. Chiaramente, il corso standard – come ho spiegato – sarebbe la tac ad alta definizione, necessaria per vedere le condizioni dei polmoni attraverso la scansione; la radiografia del torace viene utilizzata ugualmente ma è stato notato che la radiografia, rispetto all’ecografia, ha una possibilità più bassa rispetto all’esame ecografico del polmone. Va sottolineato che un paziente, quando infetto, deve essere trasportato e avere una tac a disposizione è fondamentale, non la si può trasportare facilmente. E’ più facile procedere con un ecografo portatile, adottando tutti i dispositivi di protezione individuale, oltre allo specialista radiologo che esegue la radiografia ma bisogna tenere sia la sonda che il tablet con la guaina, completamente rivestita per isolarla da eventuali contaminazioni. Bisogna prestare massima attenzione ad eventuali complicazioni per la diagnosi di patologie polmonari ma la cosa fondamentale è che mentre con la radiografia ci sono radiazioni, così come la tac, gli ultrasuoni sono onde sonore e non sono pericolose, l’esame è ripetibile più di una volta. Chiaramente, ci vuole uno strumento importante per riconoscere le patologie ma per quanto riguarda la terapia intensiva, molto importante è il monitoraggio perché, a prescindere dalle condizioni iniziali, è possibile con l’ecografia monitorare il paziente e tenere sotto controllo prima che venga intubato per evitare complicazioni. La gamma di possibili diagnosi differenziali è ampia e l’ecografia polmonare svolge un ruolo fondamentale sia nell’emergenza sia nello studio focalizzato sull’addome al cuore e al polmone perché il paziente, quando viene ricoverato, non rischia complicazioni solo ai polmoni ma anche al cuore, l’addome, multi organi».

Quindi, l’ecografia gioca un ruolo fondamentale anche per salvare la vita di un paziente?

«Certo, perché la maggior parte dei pazienti affetti da Covid-19 non sviluppano un negativo contro un gigante polmonare ma alcuni possono sviluppare una polmonite grave e rischiare di essere intubati. Essere in grado di differenziare quelli con e senza coinvolgimento polmonare, anche quando non ci sono i sintomi, è fondamentale per identificare i pazienti all’inizio della malattia perché se il paziente viene preso all’inizio della malattia è chiaro che, individuando precocemente questi pazienti, qualsiasi strategia di trattamento precoce ha una maggiore probabilità di funzionare, si avrà più tempo per attuare una terapia e quindi dare un supporto respiratoria. Bisogna considerare che l’ecografia polmonare fornisce risultati simili alla Tac ma è addirittura superiore alla radiografia toracica. Di fatti, le scansioni Hrctespongono i pazienti a dosi di radiazioni e dovrebbero essere riservate a situazioni specifiche (valutazione delle patologie mediastiniche e la diagnosi dell’embolia polmonare). La radiografia del torace (CXR) è considerata lo standard di cura per molte applicazioni diagnostiche in terapia intensiva. Questa tecnica di imaging presenta limiti metodologici e spesso produce una bassa precisione. L’elevata contagiosità di Sars-Cov2 ed il rischio di trasportare pazienti instabili con ipossiemia e insufficienza emodinamica, rendono la Ct toracica un’opzione limitata per il paziente con sospetto o accertato Covid-19».

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