Stato di agitazione degli avvocati del foro di Salerno. E’ quanto stato deliberato dal consiglio dell’ordine salernitano presieduto da Silverio Sica. Nella delibera di consiglio firmata dal presidente Sica e dal segretario Valerio Iorio viene evidenziato che l’Avvocatura è ormai stretta dalla morsa dell’emergenza sanitaria e della crisi economica; che la contrazione dell’attività giudiziaria e la cessazione della sospensione dei termini non dispensano gli avvocati dagli adempimenti e dalle incombenze processuali. La situazione determinatasi di fatto si traduce in latente difficoltà, quando non in alcuni casi in impossibilità, al corretto espletamento del mandato defensionale, esponendo l’avvocato anche a potenziali ipotesi di responsabilità. Viene anche sottolineato che che gli avvocati, per la loro funzione sociale, quale corpo intermedio, devono compiutamente ed effettivamente essere in condizioni di garantire la difesa dei diritti e la tutela degli assistiti e che è diritto dell’Avvocatura lavorare in condizioni di dignità e decoro professionale; che non sussistono, allo stato, le minime condizioni di lavoro che possano soddisfare le esigenze dell’utenza, anche per effetto della assoluta inadeguatezza della forma del cd. lavoro agile disposta per il personale di Cancelleria fino al 31.7.2020 per le carenze dei sistemi informatici ministeriali che non permettono la consultazione e l’aggiornamento dei fascicoli telematici da remoto; che tale situazione di comodo per il personale dipendente ed ausiliario, rende oltremodo problematico l’accesso fisico alle Cancellerie, reso di per sé difficoltoso da tortuosi sistemi di prenotazione telefonica e/o a mezzo e-mail; che le disposizioni del Ministero della Giustizia sono completamente avulse dall’attuale situazione della Giustizia Italiana, mancando, peraltro, un uniforme orientamento a livello nazionale di mezzi e di personale; che i protocolli degli Uffici Giudiziari e le linee guida organizzative sezionali, nonostante i buoni propositi e gli sforzi risolutivi intrapresi da tutti i Capi degli Uffici, sono inattuabili in concreto, per effetto di prese di posizione ostative di personale di cancelleria e delle rappresentanze dei Magistrati, in alcuni specifici settori; che negli edifici giudiziari salernitani, per effetto della circolare del Ministero della Giustizianon sono assicurati i presidi sanitari generali e la sanificazione degli ambienti, assolutamente necessari per scongiurare ulteriori contagi nella fase di cessazione del cd. lockdown. “Nel settore penale, - si legge ancora nella delibera - non viene comunicata con congruo anticipo la trattazione di procedimenti penali, onde consentire il rispetto del diritto di difesa, in ragione delle delicate questioni giuridiche trattate; la inaccettabile introduzione di singolari criteri di priorità – ratione materiae – per individuare la trattazione dei processi nei confronti di imputati liberi. Ad oggi, inoltre, non risultano ancora calendarizzati nè pubblicati i ruoli di udienza, né comunicati alle parti i rinvii di udienze celebratisi durante alla cd. fase 1; che, ancora nel settore civile, le Cancellerie non rispondono al telefono allorquando le pec/e-mail vengono inviate agli indirizzi indicati sul sito istituzionale senza che segua alcun riscontro per giorni; l’Ufficio sentenze non fissa appuntamenti per il ritiro di formule esecutive apposte ai titoli dopo molti giorni dalla richiesta e nonostante i rinnovati solleciti; è pressoché impossibile la prenotazione del ritiro di produzioni di parte in fascicoli definiti per curare le costituzioni in grado d’appello o per cassazione; gravose le allegazioni documentali richieste dalle singole sezioni, ritenute necessarie alla trattazione della udienza in forma scritta, ad intero beneficio degli Uffici. Nel cruciale Ufficio del Giudice di Pace, infine, vi sono enormi difficoltà di comunicazione tramite l’unica casella di posta elettronica certificata dedicata che impedisce, di fatto, l’invio di iscrizioni a ruolo e di istanze, anche per la prevista trattazione scritta”. Per tutte queste ragioni, già esposte in passato senza alcun riscontro è stato deliberato di poclamare, in via d’urgenza, lo stato di agitazione dell’Avvocatura salernitana, riservandosi ulteriori e conseguenti iniziative da assumere, anche con il coinvolgimento delle Associazioni forensi e della Classe tutta. Il consiglio dell’ordine si è anche riservato ulteriori azioni.
IL CASO PRATICANTI AVVOCATI
Praticanti avvocati, si alza il livello dello scontro. L’associazione Unione Praticanti (Upavv) ha infatti annunciato lo stato di agitazione dopo settimane di silenzio da parte delle istituzioni. La vicenda legata ai giovani praticanti, si trova in uno stato di impasse dal quale sembra difficile o quasi impossibile uscire, almeno nel breve periodo. Sono circa 25 mila infatti, i giovani aspiranti avvocati che nel mese di dicembre hanno sostenuto la prima prova scritta, dopo i canonici 18 mesi di pratica non retribuita, requisito fondamentale per accedere all’esame. Una tre giorni in cui si chiede ai candidati di svolgere elaborati a tema, sulle tre principali branche del diritto. Per la classe 2019, la pandemia Covid rappresenta la pietra tombale per moltissimi praticanti che dovranno rinunciare al sogno di una vita, ciò per il quale loro stessi e le proprie famiglie avevano puntato da anni. La correzione dei compiti, che sarebbe dovuta iniziare a febbraio, è stata infatti sospesa a causa della pandemia e la mancanza di una soluzione valida, idonea e concreta per ovviare a tale problematica, comporta un’ingiustizia sociale senza precedenti. “Noi praticanti - spiegano da Upavv - ci troviamo in una condizione drammatica e nessuno ci da ascolto. La correzione degli scritti da remoto è un’ipotesi irricevibile, perché non consente la giusta attuazione dei criteri valutativi e le lungaggini procedurali porterebbero a terminare la stessa in tempistiche indefinibili. Senza contare che poi ci sarà anche da sostenere gli orali. Noi, come associazione, abbiamo elaborato diverse proposte come l’abilitazione de plano, attuata peraltro nei confronti di altre categorie professionali, o il passaggio diretto all’orale. Ma nessuna di queste sembra trovare accoglimento”. “Abbiamo svolto gli scritti ab illo tempore - proseguono da Upavv - sono passati già 5 mesi, ma come categoria sembriamo invisibili alle istituzioni competenti. Nessuno ad oggi, ha dato ascolto alle nostre richieste. Se il Ministro Bonafede ed il Governo continueranno a non dare risposte, saremo costretti ad azioni eclatanti e a scendere in piazza a tutela dei nostri diritti, in primis quello al lavoro, che, giova ricordare, risulta essere costituzionalmente garantito”.
FONTE: Cronache
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