Per molti settori professionali la riapertura ormai è sempre più simile ad un puzzle dal difficile incastro. Uno di questi è senza dubbio il bingo che attraversa il periodo storicamente più difficile della sua esistenza nel dimenticatoio generale. Il grido di allarme misto a rabbia e richiesta di concreto sostegno arriva da Fabio Sorrentino, direttore della sala Play Sud Salerno di via San Leonardo che attraverso un video divenuto virale sui social ci è andato giù duro: "Ci sentiamo denigrati - ha spiegato ai nostri microfoni - Il nostro settore rappresenta dal 3 al 5% del PIL, portando annualmente miliardi di euro nelle casse dello stato. La politica, in particolare il M5S, sembra godere delle nostre disgrazie ma quello che mi fa più male è veder persone parlare comodamente sedute sulle poltrone parlamentari senza cognizione di causa. Siamo arrivati al punto di non poter sopportare più questo accanimento nei nostri confronti: non possiamo fare pubblicità, quasi nessuno di noi ha avuto la cassa integrazione ed i "fortunati" l'hanno avuta decurtata del 40%, con le false promesse del Governo non mangiamo".
20 anni di esperienza nel settore, Sorrentino rincara la dose: "La gente non sa che dietro al bingo c'è un mondo inesplorato, un mondo di famiglie, un mondo di dipendenti che nonostante le difficoltà si sono prodigati per aiutare persone anziane ed in difficoltà. Ci dipingono come centro di ludopatia ma non è assolutamente così: siamo riconosciuti dall'agenzia delle dogane e dei monopoli, rispettiamo fedelmente tutte le direttive imposte, contrastiamo con il nostro gioco legale quello d'azzardo della criminalità organizzata che invece favorisce usura, strozzinaggio e consequenzialmente tragedie familiari. Perchè ai Gratta e Vinci è concessa pubblicità e a noi no?Perchè i rivenditori di alcolici vengono aperti e noi no? Non vendiamo morte ma offriamo semplicemente una valvola di svago in contesti sicuri. Annualmente ci controllano anche i grammi delle palline e noi sottostiamo, giustamente, a tutto. Ma non è possibile che più di 12.000 persone (gravitanti nell'ambito del bingo) vengano messe a repentaglio da uno stato assente con le orecchie da mercante, costringendole a mettere in vendita beni personali o a chiedere prestiti. Sembra quasi che chi lavora in nero ha più diritti, prende soldi chi non fa niente". Una legittima richiesta di maggiore considerazione che da Salerno, dove fu aperto il primo bingo della storia in Regione, ha trovato seguito e consensi in tutta Italia.
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