Giocare, crescere e maturare lontano dalla tua terra non è per niente facile. Il lato positivo delle esperienze all’estero, però, risiede nella capacità di temprare e fortificare il carattere. Un classico esempio di ciò è Katio Landi centrocampista offensivo del Sabadell. La formazione, della terza città per importanza della Catalogna, milita nel campionato di Segunda Division B in Spagna e ha una grande storia alle spalle. Il ragazzo di 28 anni originario di Cava de' Tirreni gioca in un campionato che equivale alla nostra Lega Pro ma con un risalto maggiore. Il giovane metelliano è il tipico mancino, dotato di buona qualità e rapidità. Le sue doti le ha confermate ai nostri microfoni dove non esclude un ritorno a casa.
Katio, innanzitutto dicci come stai e com’è la situazione in Spagna? Anche voi avete adottato lo smart working dopo lo sospensione dei campionati? Qui in Spagna stiamo bene, anche se siamo chiusi in casa da tempo, un po’ come è successo in Italia. Come tante squadre ci stiamo allenando via skype in videoconferenza. Stiamo alternando i giorni ma ci alleniamo in maniera costante per mantenere il ritmo. Anche l’alimentazione è controllata e riservano molta attenzione nel rispettare i controlli di prevenzione per evitare la contrazione del virus. C’è molta scrupolosità in vista di un’eventuale ripesa dei campionati.
Ci sono delle differenze sia a livello calcistico sia nell’ambito culturale tra Spagna e Italia? Non c’è tanta differenza a livello calcistico tra i due paesi. Il livello di Segunda Division B è simile a quello della Lega Pro italiana. Ci sono tante buone squadre sparse tra i vari gironi. L’unico prestigio in più, forse, è rappresentato dalla presenza delle squadre B delle big della Liga. Nel nostro girone, per esempio, sono presenti sia il Barcellona B che l’Espanyol B. Giocare contro il Barça B è spettacolare per via delle loro strutture, dei loro campi e del seguito dei tifosi. Una marcia in più, di certo, è data dagli sponsor. La Segunda Division B è molto più sponsorizzata a livello di marketing rispetto alla Lega Pro italiana. Il giocatore di categoria superiore ha i suoi contatti e i suoi sponsor. Quest’anno ho avuto come sponsor Nissan che ho avuto il piacere di rappresentare anche alla finale di Champions League. Di sicuro è più difficile attirare certi sponsor in Italia nelle categorie inferiori.
Senti a volte la nostalgia del nostro paese e ti piacerebbe ritornare? Mi piacerebbe tanto tornare in Italia dopo tanti anni di gavetta fuori. Finora, infatti, ero sempre stato in squadre cosiddette piccole fino a due anni a questa parte quando sono giunto al Sabadell. Si tratta di una formazione di spessore in Spagna e con una grande storia alle spalle con 40 campionati di serie B e 14 di serie A. Per fare un paragone con l’Italia potremmo metterla a confronto con squadre come Catania, Foggia o Lecce. Ho fatto questo piccolo salto di qualità e dopo tanta gavetta sarebbe bello giocarmi le mie carte nel nostro paese e aprirmi al mercato italiano.
Qual è la partita più emozionante che hai affrontato? La partita più bella che ho giocato è stata forse un paio di stagioni fa contro il Barcellona B. Quell’occasione fu l’esordio questa formazione e la ricordo come una grande esperienza.
Tra i tuoi progetti futuri prevedi un tuo ritorno in Italia, dato che si è parlato di te in orbita Cavese, tua ex squadra? Premettendo che sto bene in Spagna non ti nego che tornare in Italia sarebbe destinazione gradita. Non ti nego che c’è stato un interessamento da parte di un team della Serie A di Malta. Potrebbe essere una bella esperienza dato che si vanno ad affrontare preliminari di Champions o Europa League. Per il futuro continuo a far parte del Barça Innovation Hub, ossia la parte accademica del Barcellona, dove sono in pochi ad entrare e di questo mi reputo fortunato. Vorrei continuare con loro, studiando la loro tattica e altro. Per il momento ho preso un master ma ho messo in stand-by la cosa perché non è ancora il momento di affondare su quest’ambito.
Cosa ti stanno insegnando queste esperienze all’estero? Per quanto riguarda la mia vita in Spagna mi sento cresciuto: all’inizio parlavo solo italiano mentre ora parlo 5 lingue. Sono cresciuto sul piano caratteriale e anche a livello di personalità nello spogliatoio. Forse, però, è arrivato il momento di tornare (sorride ndr).
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