Non sono tutti, per la verità un numero esiguo, con altri della categoria che hanno preso le distanze. Tanto da solidarizzare con la protesta di alcuni pizzaioli che, in questi giorni, di forzato lockdown hanno notato il loro prodotto principe in bella mostra in locali differenti da una Pizzeria. Un colpo al cuore, ma anche al portafoglio è il caso di dire. Certo, la voglia di pizza sarà grande con tutta l’astinenza che ne deriva per chi non è avvezzo al “fai da te”. «E’ una questione di rispetto per la categoria – afferma Marco Di Pasquale della Pizzeria Giardino degli Dei – Noi siamo fermi, osservando con scrupolo tutte le restrizioni che l’emergenza ci impone. Ma non va bene che altri continuino. Lo ripeto, è una questione di rispetto per chi in questo momento ha abbassato la saracinesca, così come i decreti impongono». Qualche panetteria, non tutte, e qualche boulangerie sforna pizze, ma anche dolci pasquali, danneggiando chi come i pasticcieri devono osservare rigidamente le regole. Ma va detto che, per solidarietà, altre panetterie, pur potendolo fare, hanno preferito bloccare le proprie produzioni di pizze artigianali o anche di dolci. Una questione di solidarietà ma soprattutto di rispetto per i colleghi del settore di ristorazione che sono costretti a restare con la serranda abbassata. «Ne ho parlato in videoconferenza con esponenti della Camera di Commercio che hanno compreso il problema – riprende Di Pasquale – Tanto da essere stato messo all’ordine del giorno dall’Ente. Non ce l’ho con nessuno ma fa male vedere tutto questo. E parlo anche di pizzerie che, aperte per vendite collaterali, fa qualche pizza da asporto per qualche cliente affezionato. Anche questo non va bene, il decreto vale per tutti e non solo per noi. Lo ripeterò fino alla noia, si tratta di puro rispetto per chi è restato a casa e morde il freno tra tanti problemi per un esercizio commerciale che deve restare chiuso». Ma l’errore, forse, è a monte dei decreti che hanno paralizzato la stessa categoria. «Avrà anche ragione il nostro Governatore a bloccare la consegna a domicilio delle pizze. Tutto per evitare possibili contagi. Ma mi sembra che il problema possa essere identico anche per salumerie e supermercati che fanno consegne a domicilio. Allora perché solo pizzerie e pasticcerie restano chiuse? Mi sembra quasi una presa in giro, il principio pare sia lo stesso».
Non entra più nel merito della questione Vincenzo Mansi dell’omonima pizzeria che guarda già avanti, a quella che potrà essere la fase due di questo lungo lockdown. «Siamo pronti a osservare tutte le regole, a dotare i nostri esercizi commerciali di tutte le misure di sicurezza possibile e soprattutto di quelli che ci saranno dettate dal Governo – afferma – Ma fateci riaprire e lavorare». Poi continua andando al cuore del problema. «Mi auguro che ci permettano di aprire interamente l’esercizio commerciale e non a settori – ribadisce Mansi – Che non dividano il settore asporto e consegna a domicilio da quello di servizio ai tavoli. Perché poi potrebbe scattare un’altra emergenza: quella occupazionale. Perché poi saremo costretti a non far scendere a lavorare tutti i dipendenti, con un altro dramma che potrebbe aprirsi. Ogni commerciante è pronto a ripartire, a mettersi al lavoro. Dateci le regole, poi dobbiamo essere noi a rispettarle tutte».
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