Stavolta non c'è alcuna sentenza del Tribunale nè il solito ping pong tra le autorità: il decreto della presidenza del Consiglio del 22 marzo con cui è stata fermata la parte “non essenziale e strategica” delle industrie del Paese ha determinato anche lo stop delle Fonderie Pisano.
In questi giorni di emergenza sanitaria e di restrizioni per il contenimento del contagio del Coronavirus, gli operai dello stabilimento di via dei Greci avevano continuato con la produzione, anche se negli ultimi giorni iniziava a diventare complicato garantire distanze e centinaia di apparati di protezione al giorno. Ieri, per l’ultima volta, gli operai sono entrati nelle Fonderie per mettere in sicurezza gli impianti senza avere alcuna certezza su quando potranno rientrare. E, a maggior ragione in questo periodo, si sono fermate anche tutte le trattative che erano in corso per la delocalizzazione dello stabilimento. Fino a ieri il Comitato Salute e vita - con Legambiente - avevano scritto al sindaco, Vincenzo Napoli , perché fermasse la produzione delle Pisano.
«Non vi è alcun dubbio sulla non essenzialità delle produzioni delle Fonderie, a nostro giudizio ma anche oggettivamente, in quanto operativi nel campo della produzione di ghisa di seconda fusione e, al pari di molte altre realtà industriali del Paese, sarebbero obbligate a chiudere i battenti almeno fino al prossimo 3 aprile», aveva sollecitato con una nota il presidente del Comitato, Lorenzo Forte . E ci sarebbero anche altri elementi messi in rilievo dal Comitato: «Molte sono le evidenze scientifiche negli anni passati ma anche nelle ultimissime settimane, che dimostrano che le polveri sottili e le nanopolveri favoriscono infezioni, polmoniti ed altre problematiche respiratorie.
Anche per il Covid-19 - scrive Forte vari studi determinano che l’inquinamento atmosferico è un veicolo fondamentale per una veloce diffusione del virus, e le Fonderie Pisano negli anni hanno sistematicamente immesso in atmosfera polveri sottili e non solo, violando e non applicando sistematicamente le Bat (le migliori tecnologie) per abbattere gli inquinanti». A questi fattori si è aggiunto anche il disagio dei cittadini che abitano nelle zone vicine allo stabilimento che, hanno denunciato il disagio di dover restare forzatamente in casa e di non potersi affacciare a balconi o e finestre per evitare la puzza che arriva dalle Fonderie Pisano.
FONTE: La Città
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