di Erika Noschese
«Ho scelto il lavoro più bello del mondo e ora non possiamo tirarci indietro». A parlare così Felice Carpentieri, soccorritore Humanitas, in prima linea per l’emergenza coronavirus che da giorni ormai gira tutta la Campania per gli eventuali trasferimenti al Cotugno di Napoli di persone sospette o positive al covid19.
L’emergenza Coronavirus vista con gli occhi di un soccorritore…
«Attimi di tensione pertutti. Anche per noi soccorritori, in primis, ci dobbiamo tutelare perché qualsiasi caso può essere sospetto, soprattutto se ci imbattiamo in persone asintomatiche e che, dunque, non presentano sintomi. Dobbiamo prevenire perché essendo soccorritori e stando in prima linea dobbiamo prendere le dovute precauzioni».
Quando arriva la telefonata di un caso sospetto, cosa si prova?
«Sicuramente dentro di noi c’è un grado d’ansia altissimo ma abbiamo scelto il lavoro più bello del mondo, quello di aiutare le persone e ora non possiamo fermarci».
Tra le varie emergenze affrontate qual è quella che ti è rimasta dentro?
«Credo sia proprio questa del coronavirus. Vedo negli occhi delle persone la paura di avvicinarsi, di parlare. Nei giorni scorsi sono stato in motorizzazione e quando sono entrato le persone avevano paura di avvicinarsi, ero in divisa e leggevo la paura nei loro occhi».
Se potessi lanciare un appello, da soccorritore, per far comprendere il particolare momento che stiamo vivendo?
«La cosa importante è pulirsi sempre le mani, evitare contatti diretti con le persone, mantenere un metro di distanza e cercare di uscire il meno possibile».
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