Un talento cristallino, frenato a volte da qualche infortunio ma che non gli ha impedito di chiudere una brillante carriera tra i professionisti nel calcio di una volta. Un calcio ormai lontano anni luce da quello moderno. Stiamo parlando di Roberto Rovani, professione attaccante, che ai nostri microfoni si è confidato in una lunga intervista tra passato, presente e futuro: "Il mio era un calcio diverso, genuino in cui la meritocrazia era ancora preponderante: si lavorava sui campi, lo scouting veniva fatto girando in lungo e in largo e non sui social. Il calcio adesso è un fenomeno quasi prettamente commerciale, basti vedere come ci si approcciano le nuove generazioni - ha spiegato l'ex centravanti di Barletta, Cavese, Casertana, Salernitana, Nola, Siracusa, Latina e così via - La qualità non è eccelsa e chi dovrebbe curare lo sviluppo dei talenti amplifica il problema perchè interessata quasi sempre a lucrare. I ragazzi di adesso conoscono poco il significato del sacrificio, dell'allenamento per antonomasia, anche e soprattutto sotto la pioggia. I genitori non interferivano come ora, erano consapevoli che per pochi sarebbe diventato un lavoro e per molti sarebbe rimasta una passione. Il calcio di strada, quello degli oratori aiutava, oggi è raro trovare palestre del genere".
Un calcio immerso in una dimensione commerciale ma...senza soldi: "Le risorse vengono sempre meno, alla fine vince sempre chi può permettersi una struttura finanziaria più solida. In Campania la situazione è triste, basti pensare ai talenti che il Napoli ha dato al mondo come Fabio Cannavaro e l'attuale posizione di classifica che occupano la Primavera e le altre principali formazioni nazionali azzurre. Ora da terra fertile è diventata terra di rimpianti. Il problema strutture? Sono parzialmente d'accordo, più che altro manca la volontà di investire in maniera oculata, metodica e programmatica ma soprattutto la mentalità. E poi, parliamoci chiaramente, il sistema è marcio dalle fondamenta: non a caso dopo l'esperienza da vice di Mario Somma a Brescia (con lui anche ad Empoli, ndr) ho chiuso con questo mondo perchè nauseato".
Ma il campo resta sempre lo sfondo della vita di Rovani (foto Salernitana Story) che è attualmente un collaboratore tecnico della Campania Puteolana Academy di Gennaro Esposito: "Lo faccio in maniera amicale - spiega - Se mi capita di intravedere del talento o di poter aiutare qualche ragazzino che merita, non mi tiro indietro".
Dal passato: "Il rimpianto più forte lo lego proprio alla città di Salerno, da sempre piazza ambitissima. Arrivavo (stagione '91-'92) con la pressione di aver vestito le maglie di Cavese e Casertana, sono partito bene poi nel ritorno complice l'infortunio non ho reso come avrei dovuto e dimostrato le mie reali qualità. Ma Salerno è una piazza che ricorderò sempre con affetto, una piazza che ti fa sentire calciatore vero. Il calcio per me è stato gioie e dolori: i due campionati vinti a Caserta e Barletta, 15 anni di professionismo ma anche l'infortunio che mi pregiudicò l'opportunità Udinese a 21 anni e l'epatite che condizionò un altro campionato a Caserta. In ogni caso non posso di certo lamentarmi".
Al presente, guardando al futuro: "La Serie B di adesso è un torneo molto equilibrato ma di spettacolo non ne vedo: spesso e volentieri mi addormento. Il Benevento è meritatamente in vetta perchè ha una società solida alle spalle ed uomini come Foggia che hanno presa ed autorità sul mercato a differenza di Salerno e Castellamare dove si è soggetti a dinamiche alterne. La Salernitana sta facendo comunque un campionato di livello anche se pecca di continuità ed ha un allenatore in grado di far alzare l'asticella. Per me il parco giocatori è importante ma in Serie B è l'allenatore che fa la differenza: il tecnico odierno deve essere all'unisono psicologo, manager, gestore. Lo ha dimostrato Juric che sta facendo ora cose divine a Verona, dove si vede che c'è un lavoro maniacale a 360° alle spalle. E plaudo alla Juve Stabia che ha tenuto Caserta nonostante le difficoltà iniziali: quando si crede in una persona, lo si deve fare sapendo che alla fine il tempo sarà dalla sua parte. Non ho mai creduto a fortuna e sfortuna nel calcio ma solo ai momenti, alle contingenze: il calendario, la forma psicofisica, componenti che descrivono dall'inizio l'andazzo di una stagione e non l'episodio che può decidere una singola partita". Sulla Serie C: "Dalla Casertana ci si aspettava sicuramente un ruolino di marcia superiore mentre la Cavese lo sta rispettando e giocherà a viso aperto con tutti fino alla fine, mister Campilongo sa il fatto suo".
Un quadro quanto più realistico e condivisibile possibile quello dipinto da Rovani, testimone di un calcio d'altri tempi.
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