Napoli capitale Europea: grazie al Meeting che si terrà il prossimo 11 e 12 ottobre e che vedrà la
partecipazione dei più grossi esperti mondiali. Responsabili scientifici dell’evento sono il Prof.
Sabino De Placido, Ordinario di Oncologia Medica dell’Università “Federico II” di Napoli e
direttore del Dipartimento Assistenziale di Onco-ematologia, Diagnostica per immagini e
morfologica e Medicina legale, della stessa AOU, e Giuseppe Di Lorenzo, noto esperto di
carcinoma prostatico presso l’AOU “Federico II” di Napoli e Professore a contratto presso
l’Università del Molise.
Il cancro alla prostata rappresenta la prima neoplasia per incidenza con circa 37 mila casi /anno, di
cui 3000 nella nostra Regione, numeri che danno l’idea di quanto la problematica sia diffusa: vale a
dire 1 cittadino su 9 è a rischio di ammalarsi di tale neoplasia. Fortunatamente, però, la
sopravvivenza è notevolmente migliorata grazie ai progressi diagnostici e terapeutici di questi
ultimi 5 anni.
Uno degli obiettivi auspicabili sarà potenziare l’offerta assistenziale, personalizzando sempre di più
il percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti con neoplasia prostatica, grazie ad una più rapida
presa in carico del paziente, riducendo i tempi di attesa per interventi chirurgici, grazie alla
radioterapia, ai trattamenti medici sistemici e, allo stesso tempo, offrendo nuove opzioni
terapeutiche derivate dall’attivazione e dal potenziamento di studi clinici sperimentali. Come
affermato dal Prof. Sabino De Placido, i progressi nella cura del cancro alla prostata hanno
sicuramente una duplice lettura: da un lato, avvalendosi di un esperto team multidisciplinare, grazie
alla sempre maggiore collaborazione di vari specialisti come urologi, oncologi e radioterapisti,
rafforzando un concetto caro alla Rete Oncologica Campana e, dall’altro, grazie a nuove terapie
farmacologiche che hanno visto triplicare la sopravvivenza dei pazienti. Nuovi farmaci ormonali,
nuovi chemioterapici, immunoterapia e terapie a bersaglio molecolare hanno ampliato l’offerta
terapeutica per i nostri cari pazienti.
Il professore Giuseppe Di Lorenzo ha sottolineato l’importanza del Convegno che ha visto la
partecipazione a Napoli, per la prima volta insieme, di due Opinion Leaders di chiara fama
mondiale come i Professori Karim Fizazi (proveniente dall’Institut Gustave Roussy di Parigi) e
Christopher Sweeney (del Dana-Farber Cancer Institute di Boston) . Grazie alla loro enorme
esperienza e valenza scientifica internazionale, abbiamo intrapreso un percorso di partnership
scientifica al fine di garantire i più recenti protocolli di ricerca e rendere fruibili le più innovative
tecnologie terapeutiche ai nostri pazienti, affinchè non ci sia più differenza tra curare il cancro della
prostata a Napoli, a Parigi o a Boston.
Ma, una delle più rilevanti novità per un congresso scientifico di tale portata, è la partecipazione
interattiva degli stessi pazienti su tematiche a loro dedicate come il rapporto medico paziente e la
gestione degli effetti collaterali. In tale occasione, i pazienti potranno esprimere dubbi, perplessità e
suggerire miglioramenti nel loro percorso terapeutico. ?
Come già anticipato da Sabino De Placido, continua Giuseppe Di Lorenzo, oggi la sopravvivenza è
notevolmente aumentata perché conosciamo meglio la storia della neoplasia ed abbiamo sempre
nuove e più valide opzioni terapeutiche. La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma prostatico
metastatico è passata da circa 24-36 mesi ad oltre 60 mesi grazie ai risultati di studi clinici recenti,
permettendo, come per altre neoplasie, la possibilità di cronicizzare la malattia. Recenti studi di
questi ultimi 2 mesi hanno dimostrato che l’enzalutamide ha migliorato la sopravvivenza nella
malattia metastatica ormono-sensibile, affiancandosi a farmaci già efficaci come abiraterone e
docetaxel. In aggiunta, l’apalutamide, un nuovo antiandrogeno, ha ritardato la comparsa delle
metastasi di oltre 2 anni nella malattia castrazione resistente, non metastatica. Un altro farmaco
molto efficace è il cabazitaxel, un taxano di nuova generazione, che ha dimostrato di essere più
efficace dei farmaci ormonali in una popolazione già pretrattata ed anche anziana. Infine,
promettenti sono i dati preliminari con olaparib nel sottogruppo di pazienti che presentano
mutazioni di BRCA1-2. Tutti questi trattamenti, frutto dell’enorme contributo della scienza,
conclude Giuseppe Di Lorenzo, ci rendono fiduciosi nel poter ottenere sempre più, come già
successo per altre forme tumorali, una cronicizzazione della malattia associata ad un miglioramento
della qualità di vita dei nostri cari pazienti.
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