La ragazza acqua e sapone degli esordi ha lasciato, nel tempo, il posto ad una donna elegante e di grande fascino. Qualità che, tuttavia, riesce con grande disinvoltura a dismettere per interpretare ruoli ironici e autoironici. Al Giffoni 2019 Elena Sofia Ricci dimostra non solo grande talento, come testimoniano i tanti e differenti ruoli interpretati in una carriera giunta – è lei che lo confessa – alle soglie del quarantennale, ma anche una forte sensibilità: il benvenuto dei ragazzi Generetor +13, +16 e +18, e dei masterclassers la commuove fino alle lacrime.
E lei ricambia l’affetto mandando in difficoltà perfino la rodata organizzazione del Giffoni Film Festival con la sua disponibilità a rispondere a più domande del previsto. Con i jurors che l’hanno conosciuta e amata – per motivi anagrafici – soprattutto come mamma Lucia nei Cesaroni e come suor Angela in “Che Dio ci aiuti” è prodiga di consigli e non per tenere fede ai ruoli interpretati: dalle sue parole traspare l’autenticità. Perché – confessa – i giffoners li sente un po’ come i suoi figli: “Da bambina avevo un sogno che non era quello di diventare attrice ma di avere una famiglia e tanti figli: con voi ci sono riuscita”. E così, anche a costo di sembrare “bacchettona”, come lei stesso dice, insiste sull’importanza di “studiare”, di avere rispetto per il lavoro degli altri e di cercare di fare della propria passione il proprio lavoro, senza arrendersi al primo fallimento: “Se vi chiudono una porta in faccia, andate a bussare ad un’altra e poi ad un’altra ancora”, dice.
Del resto inseguire il proprio sogno, ma anche riconoscere i propri limiti, è ciò che fa ancora oggi. Lo si capisce quando – nell’incontro con i giornalisti – spiega che non è sua intenzione fare la regista al cinema, a differenza che in teatro, perché non si ritiene portata per quel lavoro (“Credo di saper scrivere un po’ e di saper interpretare dei ruoli, ma come regista non mi sento adeguata”) e non perché ancora non ha trovato una storia da raccontare che sente sua più di altre: “Quella ce l’ho, è da 13 anni che ho in mente un soggetto, ma fino ad ora ho trovato solo porte chiuse per realizzarlo. Ma non mi arrendo”.
Un racconto a cuore aperto, il suo, ai ragazzi presenti in sala Truffaut per la consegna all’attrice dell'EXPERIENCE AWARD: dalla consapevolezza di essere una mamma imperfetta con le sue figlie di 23 e 14 anni e una donna “ingombrante” in famiglia, alla scoperta recente della fede, proprio durante le riprese della serie “Che Dio ci aiuti”. Giffoni l’ha stregata a tal punto che ai giornalisti, scherzando, confida: “Voglio venire a vivere qui”. Di sicuro tornerà: lo promette ai giovani giurati: “Fra qualche anno sarò di nuovo a Giffoni. Voi sarete diventati registi e, allora, se vi servirà un’anziana per un ruolo in un vostro film, tenetemi presente”. Ai ragazzi lascia un invito all’impegno: “Siete il futuro, fatelo migliore del presente che vi stiamo rifilando”.
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