Il fumetto concepito non solo come opera destinata alla distensione ed al "divertimento" nellla concezione più povera del termine, ma come una ricca opera intellettuale in cui ogni branca dello scibile viene consegnata ad un pubblico variegato e di differente preparazione culturale. Questo il messaggio (ma anche una missione professionale ed intellettuale) che Andrea Plazzi, matematico, fumettista ed editore della fortunata opera di Leo Ortolani, creatore del fortunato personaggio di Rat-man, mette nelle mani (e nelle tavole) dei giovani di tutte le età che nella mattinata e nel pomeriggio di giovedi 6 settembre 2018 hanno affollato il Parco dell'Irno per l'inaugurazione della settima edizione del FantaExpo di Salerno. Plazzi, che con il fumettista Giuseppe Palumbo, disegnatore, tra gli altri, del personaggio di Diabolik, per il FantaExpo salernitano è autore della mostra Comics e Science, un progetto che nasce nel 2012 come parte della programmazione culturale di Lucca Comics&Games. Oggi è anche una collana omonima di CNR Edizioni, che pubblica due uscite all’anno a cura dello stesso Plazzi e di Roberto Natalini. "Noi volevamo solo divertirci molto-dichiara Plazzi-Da matematico ho messo la scienza dalla mia parte. Questo progetto è nato proprio mettendoci in gioco attraverso le nostre professionalità. Cosa vuol dire divertirsi? Divertirsi altro non significa, per me, applicare a qualche prodotto culturale le proprie passioni. Non è un termine che esprime solamente un allontanarsi perenne dalle proprie responsabilità.
-Con che metodologia critica ha affrontato questo nuovo lavoro?
Ho una formazione scientifica: sono laureato in matematica e prima di dedicarmi all’editoria a tempo pieno
ho lavorato per alcuni anni in settori di ricerca e sviluppo, sia nel pubblico che nel privato. Giuseppe
Palumbo ha una formazione storico-archeologica. Il lavoro nasce da una ricca e precisa collimazione di
interessi, che abbiamo trasformato in puro divertimento personale. Sono molto attaccato al termine
“divertimento”, su cui troppo spesso grava un pregiudizio negativo, a partire dall’etimologia: qualcosa che
“allontana” e distrae la mente dai doveri, o da ciò che andrebbe fatto in quel momento. Molto più neutro
l’inglese “entertainment”: un’attività gradevole con cui passare il tempo. Nel nostro caso, il “divertimento”
sta nell’applicare la propria passione a un prodotto culturale.
“
Archimede Infinito” è una derivazione (uno “spin off”) del più ampio progetto “Comics&Science”: nato
come costola culturale del salone Lucca Comics&Games, oggi è anche una collana di CNR Edizioni, il ramo
editoriale del CNR-Consiglio Nazionale delle Ricerche. Insieme a me, la direzione editoriale e scientifica è del
matematico Roberto Natalini. Abbiamo pensato di dedicare un numero di “Comics&Science” alla vicenda
del “Codice C” di Archimede, una pergamena medievale dalla storia avventurosa e in gran parte ancora
misteriosa, entrata nella disponibilità della comunità scientifica solo negli ultimi anni. Giuseppe Palumbo ne
è stato entusiasta e ha sintetizzato una storia di oltre 2000 anni in un fumetto di grande qualità e inventiva.
In alcune parti, ha anche omaggiato direttamente Archimede, rielaborando alcuni diagrammi originali.
Si tratta di un progetto rivolto a un pubblico non di soli specialisti ma anche di semplici appassionati, con un
taglio non specialistico. L’unico scrupolo è che passi un singolo “messaggio”: in totale autonomia scientifica,
Archimede ha anticipato idee e tecniche che la Matematica avrebbe ufficialmente elaborato quasi 2000 anni
dopo di lui. Comprende e gestisce in perfetta consapevolezza il ruolo dell’Infinito nella matematica,
usandolo per ricavare risultati originali e totalmente inaccessibili in altro modo. Il suo punto di vista è
novecentesco e modernissimo, e guarda anche oltre Galileo, che si sarebbe invece trovato spaesato di
fronte all’Infinito: “Quelli [gl’infiniti] sono incomprensibili dal nostro intelletto finito per la loro grandezza”.
-Quali sono i suoi
modelli storici tra i fumettisti, quale crede sia la strada più interessante che un
fumettista o uno studioso di fumetto possa intraprendere e in che strada sta andando il fumetto?
Nomi al di sopra delle mode e ormai storicizzati. Ma anche talmente vicini a noi che le loro opere vengono
ristampate ancora oggi. Quindi non solo interesse storico ma anche interesse del pubblico. Diciamo, un
nome italiano ed uno straniero. L’italiano è Magnus, al secolo Roberto Raviola. L’ho conosciuto da
giovanissimo, ho avuto la fortuna di frequentarlo per molti anni e dopo la sua scomparsa ho curato una
monografia su di lui. È ununicum:
un artista apparentemente senza ascendenze e certamente senza eredi.
Lo straniero è Will Eisner, uno degli autori che conosco meglio. Ma mai abbastanza: come tutti i classici,
ricordando Calvino, la sua opera non finisce mai di dire quello che ha da dire.
-Dove va il fumetto?
Non saprei proprio! Linguisticamente appare classicamente solido, anche se al tempo elastico, come hanno
mostrato molte sperimentazioni. Elastico nell’adattarsi ai nuovi formati e ai device mobili, per esempio, che
hanno mutato la fruizione di praticamente qualsiasi prodotto dell’intrattenimento. In realtà, sospetto che
qualche tipo di evoluzione potrebbe essere in atto: alle produzioni formalmente tradizionali, cartacee o
digitali, se ne affiancano altre che guardano più alla forma (come i “vertical comics”), specialmente quando
nascono appositamente per il Web.
-Fumetto e web non è forse un’antitesi?
No, il fumetto è un linguaggio. Un modo per mettere insieme le parole e le immagini, indipendentemente
dal supporto.
-Basta però che l’uno non sovrasti l’altro...
Questo sta alle capacità degli autori. Ed al pubblico che, con il gradimento, premierà oppure no. Inoltre
andrebbe distinto il discorso linguistico da quello comunicativo e commerciale: il fumetto (su supporto
cartaceo) come settore editoriale. Se devo guardare al solo contesto italiano vi sono segnali interessanti ma,
come in tutti i momenti di transizione, contradditori. Da un lato si alzano lamenti di ogni tipo, sulla
contrazione constante dei venduti medi dovuti ad un concorso di fattori.
-Quali?
La crisi dell’edicole, per esempio. Un circuito unico al mondo: in nessun paese esiste una rete di punti
vendita capillare quanto quella delle edicole italiane ma negli ultimi anni ha subito una brutale contrazione
di oltre il 30%.
D’altro canto abbiamo assistito, in pochi anni, all’esplosione quasi dal nulla, del fumetto stampato in volume
e distribuito nelle librerie “di varia”. Anche grazie a fenomeni dome Zerocalcare, che ha letteralmente
“aperto gli scaffali”: oggi nessun abuona libreria potrebbe permettersi di fare a meno di un settore
espressamente dedicato al fumetto. Questa è un’ottima cosa: oggi il lettore interessato ma inesperto può
recarsi in un luogo “canonico” e “pubblico” (contrapposto al negozio specializzato, la “fumetterie” ancora
oggi un po’ “carbonara” nella percezione dei non addetti ai lavori) e trovarci un sacco di fumetti di qualità,
in ottime edizioni.
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