da aSalerno.it
Qualche giorno fa, esattamente il 18 settembre, giorno in cui il busto di San Matteo è entrato nella casa comunale, Don Michele Pecoraro, con voce strozzata dalle lacrime, parlava del rapporto che la città di Salerno avesse con il suo Santo patrono, simbolo di unione e appartenenza. Un discorso che ha fatto notare alla maggior parte dei salernitani che San Matteo non è a richiamo, non è un giorno all’anno, ma è un ricorrenza da venerare e accogliere ovunque e ogni giorno. All’indomani della processione 2018, forse, Don Michele Pecoraro aveva ragione. Quest’anno, la mancanza per il secondo anno di fila di Monsignor Moretti – mancanza legata ai problemi di salute che non gli permettono di percorrere l’intera processione – si è sentita. E’ stata un processione svolta con non poche difficoltà. Le statue dei santi, San Giuseppe e San Matteo, sono state più pesanti a causa delle installazioni in cartongesso che le decoravano. I veri protagonisti sono stati i portatori che, magistralmente, sono riusciti a portarle passo dopo passo.
I salernitani c’erano tutti, in migliaia, da ogni parte della Provincia. Ma non sono volati i palloncini rossi e blu a Largo Campo, non c’erano le transenne sul corso Vittorio Emanuele, per lunghi tratti della processione il silenzio si è fatto “sentire” più di applausi e urla che solitamente accompagnano le paranze. Quasi a rappresentare momenti di riflessione. Salerno si spegneva ed accendeva ad intervalli non regolari, momenti che in molti hanno notato, lasciando una atmosfera quasi surreale che non si viveva da anni. Tutti si sono spostati in maniera “ordinata” e regolare: processione, riapertura delle strade senza problemi, poi tutti sul Lungomare con il naso all’insù per lo spettacolo pirotecnico. C’è chi ha apprezzato e chi, invece, ha accolto questo “basso profilo” come un mancato entusiasmo, un calo nel cuore della festa. Le statue hanno fatto il loro giro come consuetudine, dall’atrio del Duomo fino a Portanova, per la preghiera agli ammalati. Da via dei Principati fino a piazza Cavour, per la preghiera ai marinai. Dallo stop a Palazzo di Città fino alla solenne corsa di rientro. Nessun inchino, tutte le preghiere si sono svolte, tutte le tappe sono state rispettate.
Il battito del cuore dei salernitani sembrava seguisse il tempo dei passi dei portatori, rallentati dal peso delle statue. Presenti le istituzioni, e tutte le forse dell’ordine, in uno schieramento imponente, che non ha fatto verificare grandi disagi. Tutti presenti, tutti in prima linea. La croce Bianca di Salerno è dovuta intervenire diverse volte per soccorrere alcune persone. Al rientro delle statue, uno striscione si è fatto notare, a pochi passi dal Duomo: “Vangelo di Matteo: ero straniero e mi avete accolto”. Un richiamo alle vicende italiane che stanno cambiando volto e ideali del Bel Paese.
Una processione scandita da pulsazioni e battiti altalenanti. Ognuno ha sentito battere il proprio cuore in maniera diversa, ognuno ha visto in questa processione qualcosa. San Matteo, quest’anno, è come se avesse dato ragione alle parole di Don Michele, sarà sempre nel cuore dei salernitani, resterà sempre festa religiosa, giorno “rosso” da calendario, ma senza devozione continua si resta in “silenzio”.
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