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Salerno di nuovo a lutto, addio al presidente della Lega Navale Fabrizio Marotta

20/01/2024

"Le vele le vele le vele/Che schioccano e frustano al vento/Che gonfia di vane sequele/Le vele le vele le vele!/Che tesson e tesson: lamento/Volubil che l’onda che ammorza/Ne l’onda volubile smorza/Ne l’ultimo schianto crudele/Le vele le vele le vele". Sono amorrate le barche del Dino Campana dei "Canti orfici", pari a quelle della sezione salernitana della Lega Navale, che nel pomeriggio di ieri hanno perso il loro presidente, ingegnere Fabrizio Marotta, campione di Vela, maratoneta e tanto altro, anche pianista, con il sogno di realizzare una Salerno sul mare. In nove anni ci stava riuscendo. Nel 2015 il primo mandato, il presidente più giovane delle varie sezioni italiane, il primo a voler la quota rosa in consiglio, poi i progetti infiniti, agonistici e non, accordi con l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Salerno e con la Cooperativa "Fili d’Erba" che consente ai ragazzi delle case famiglia di seguire gratuitamente le scuole di vela, dal quale è uscito Mario Sergio Savastano, un talento. La scuola sul mare con l’Istituto Nautico, che ha partecipato anche ad importanti regate. E i corsi estivi di tutti gli sport nautici, l’apertura al Canottaggio, alla pesca sportiva, al trekking, fino ai corsi di pianoforte in collaborazione con l’Istituto Alfano I, per i ragazzi delle case famiglia, e ancora "La Vela è per Tutti", coinvolendo nella manifestazione tutti i circoli nautici di Salerno e non solo, con più di 500 barche a vela. Un unico obiettivo, perseguire quella che è giusto definire una vera e propria missione: da 125 anni la Lega Navale è in campo in numerose aree di interesse che valicano lo sport, riferimento centrale, e spaziano, soprattutto, nella diffusione della cultura e della formazione marittime.

Quindi, Fabrizio ha aperto gli spazi della Lega Navale a tutte le attività culturali, presentazioni di libri, concerti di musica classica e leggera, mostre e tanto altro. E qui, devo passare alla prima persona, poichè la Lega Navale l’abbiamo vissuta insieme, i nomi dei presidenti erano Prete, D’Anna, le famiglie della vela i Vigna, i Martana e poi i Marotta con Fabrizio in Optimist nei primi anni degli anni ’90, poi con la maglia azzurra in Norvegia e in Danimarca e a due campionati europei nelle regate riservate ai catamarani, e ancora skipper anche ai campionati riservati a barche di altura, quindi istruttore. Vela e non solo Fabrizio, lo si vedeva allenarsi di corsa sul Lungomare, ha partecipato alla maratona di New York e quella di Roma per i colori della "Salerno Running Club". L’eredità di Fabrizio è pesante. In questi ultimi giorni ha avuto dritte per tutti. Sicuramente il primo è quello di porsi alla ricerca del nostro essere, di non sotterrare mai il proprio daimon. "E’ là, giustamente, l’origine. Noise e nausea e nautica, noise e nave sono della stessa famiglia. Non bisogna stupirsene. Non intendiamo mai bene ciò che chiamiamo rumore di fondo che al mare. Questo bailamme tranquillo o veemente sembra stabilito là per l’eternità. Lungo il piano orizzontale stretto si scambiano senza posa cadute d’acqua, stabili, instabili. Lo spazio è invaso, interamente, dal clamore; siamo occupati per intero dallo stesso clamore. Questa agitazione si trova nell’udito, al di qua dei segnali definiti, al di qua del silenzio. Il silenzio del mare è un’apparenza. Il rumore di fondo è forse lo sfondo dell’essere".

E’ il Michel Serres di Genesi a cui ora pensiamo. In momenti del genere dobbiamo affidarci a parole alte e a segni altri. Quella di Fabrizio è una storia di sport, d’insegnamento, di abnegazione, immersa nel silenzio ovvero nel rumore del mare, per coglierne il suo sorriso, nel ruolo di alfiere e divulgatore degli sport del mare e aver operato in modo da creare non solo una fucina di bravi atleti, ma per aver fatto in modo che sui pontili, formassero giovanissimi, quella meglio gioventù, di cui tutti coloro abbiano seriamente approcciato il mare, come lui, oggi ritroviamo seri, attenti, fieri e generosi, al loro posto di lavoro, nel proprio ruolo sociale, qualunque lavoro essi svolgano. Un dialogo, questo, che non è affatto terminato ieri, poichè si riaccenderà ogni qualvolta un iniziato al mare da Fabrizio, prenderà il vento e ne evocherà, il suo insegnamento, lo spirito. "Dov’è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce" scrive Gesualdo Bufalino. Ancora attoniti, per l’improvvisa scomparsa dell’amico rimasto semplice, schietto e sincero, per aver perso inaspettatamente una persona che ci voleva bene, con il quale si è condivisi momenti che sono patrimonio di un’umanità che cresce e migliora attraverso un’azione etica, che è quella del dialogo, della cultura, dello sport, dell’"otium", non riuscendo a scorgere sino in fondo cosa si nascondesse nella filigrana di un evento. Nel rinnovare commossamente il ricordo della sua figura, ci stringiamo con grande forza e affetto ai genitori Maria Teresa e Catello, ai fratelli Andrea, Paola e Annamaria, alla inconsolabile moglie Sinisia e ai figli Andrea e Roberta e all’intera famiglia.

FONTE: Cronache 

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