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Giffoni Film Festival, il ministro Abodi: "Giovani abbiano più fiducia nelle istituzioni"

31/07/2023

E’ il ministro per lo Sport e i Giovani. E’ il ministro che più di altri condivide la vocazione di Giffoni, quella di comprendere il mondo dei ragazzi, sintonizzarsi con loro, renderli sempre più centrali. Andrea Abodi è il protagonista della giornata conclusiva di #Giffoni53. La sua visita rappresenta l’occasione per un primo bilancio del progetto "Impatto Giovani" che si è svolto in questi giorni con incontri dedicati ai temi che maggiormente interessano i ragazzi, che più di altri li coinvolgono emotivamente nel loro percorso di crescita e di formazione. "Impatto Giovani" è co-finanziato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili ed il Servizio Civile Universale rappresentato a Giffoni dal Capo Dipartimento Michele Sciscioli. Ad accogliere il Ministro Abodi il fondatore di Giffoni, Claudio Gubitosi. Con lui il presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Experience, Pietro Rinaldi. "Sono felice di essere qua", esordisce così il Ministro Abodi davanti alla platea di 250 ragazzi della sezione Impact!. Le domande dei ragazzi toccano tantissimi temi, il Ministro non si sottrae. Spiega, lo fa con franchezza. E’ una opportunità, dice, per toccare con mano la realtà dei ragazzi. Per trovare chiavi di accesso al loro mondo. Per instaurare una relazione che rappresenti un investimento di fiducia reciproco. "Forse siete voi che state facendo un regalo a me. Se è la prima volta che un ministro dei giovani viene ad incontrarvi e un numero così significativo di ministri partecipa a questo festival significa che si è aperta una nuova stagione alla quale tutti possiamo dare un contributo". Un passaggio sul progetto che nasce dalla collaborazione tra Giffoni ed il ministro attraverso il Dipartimento per le Politiche Giovanili: "Lo trovo molto opportuno - dichiara Abodi - è un’esperienza che non finisce certo oggi, prendiamo un impegno a tenerci in contatto. Con Gubitosi stiamo già pensando a quello che dovremo fare da lunedì, non ragioniamo sull’evento, ma intendiamo dare un senso di continuità a quello che stiamo facendo".

Insiste molto sulla relazione da stabilire con i ragazzi. E’ un tema che gli sta a cuore, quello di riuscire ad avere la fiducia dei ragazzi, partendo dalla precondizione del rispetto reciproco: "Incontri come questo - aggiunge - mi servono per interpretare e per comprendere quello che è il sentire dei ragazzi. Sono soggetto alle vostre valutazioni oltre che a quella della mia coscienza ma vorrei si ripristinasse un rapporto fiduciario anche nella diversità del pensiero. Non dovete pensare che chi fa politica abbia perso il senso dell’umanità. Per costruire ponti bisogna conoscere le sponde e questo implica un impegno reciproco". La prima provocazione dalla sala: "Un ministro dei giovani dovrebbe essere giovane, non pensa?". Abodi argomenta con pacatezza: "Credo di avere chiavi e codici per interpretare il vostro bisogno e provare a trovare soluzioni. Io cerco di connettermi con voi per poterci alla fine riconoscere. Credo che le difficoltà del vostro tempo non siano poi così diverse dalle difficoltà che c’erano quando io ero giovane. Sono sceso in piazza anche io provando allora una felicità che mi porto nel cuore". Il cambiamento devono farlo i giovani? Non per forza, la pensa così il ministro Abodi: "Sono dell’idea che la rivoluzione debba partire da noi, più che da voi ragazzi, e dalla nostra capacità di stare nei ruoli che ricopriamo. Sono certo che questa sia la strada giusta. Mi impegno per dimostrarlo e per realizzare ciò che dico e per ricostruire un rapporto di fiducia con voi". Ma ai ragazzi chiede di impegnarsi, di partecipare: "Vorrei vedere nei vostri occhi un investimento fiduciario che non vedo. Siete sfiduciati, non vi identificate e alla fine questo si traduce in un deficit di rispetto verso coloro che a tuti i livelli hanno responsabilità di governo. Mi auguro che vogliate partecipare di più che significa, ad esempio, anche andare a votare. Mi piacerebbe da parte vostra un impegno politico più diffuso. Lo dico da ministro tecnico che si appassiona alla politica perché è lo strumento che serve per migliorare l’esistente. Non mi arrendo mai come non vi arrendete voi, ma se fossi in voi proverei a mettermi comunque in sintonia con le istituzioni che decidono perché poi comunque decidono".

Lo sport che è uno specchio della società. La domanda dalla sala era prevedibile. Il coming out del primo calciatore, le dichiarazioni rilasciate in quell’occasione dal ministro, qualcuno dissente. Abodi chiarisce: "Per me è una persona, è un atleta e le sue scelte vanno rispettate. Ho fatto un errore, e l’ho anche ammesso, a mettere insieme due cose che non andavano accostate. In ogni caso il rispetto deve avere sempre il sopravvento su tutto. Possiamo civilmente dire qualsiasi cosa, rispettandoci reciprocamente. Non vado alla ricerca di un applauso, ma non voglio che il mio pensiero sia manipolato e non venga rispettato". L’accostamento era al Gay Pride. Ancora un chiarimento di Abodi: "Il Pride è una manifestazione di libertà e va partecipato a seconda delle sensibilità personali. Un Paese cresce quando si consente a tutti di potersi esprimere. Va perciò difeso come tutte le manifestazioni di libertà. Penso però di avere il diritto di dire che non mi piacciono le ostentazioni di chi, ad esempio, gira nudo in una città. E’ doveroso il rispetto verso chi sfila, ma è doveroso il rispetto anche verso chi vive la città. Credo di avere il diritto di non amare certe modalità di espressione. L’ho fatto anche quando avevo altri ruoli, quando ero nel mondo del calcio. In assoluto ritengo che chi ha più responsabilità, anche dal punto di vista della comunicazione, abbia il dovere di essere un esempio, nel linguaggio, nella postura e nei comportamenti".

Il suo impegno per lo sport è ispirato alla Costituzione che, in seguito alla revisione dei mesi scorsi, riconoscerà proprio il valore dello sport. "Tra pochi giorni la Costituzione ospiterà lo sport con una modifica dell’articolo 33 che contiene una definizione sintetica ma profonda nella quale mi riconosco profondamente". "La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme", la cita testualmente il ministro che aggiunge: "Questo è il mio programma di governo per lo sport". La cultura dello sport in Italia va promossa e valorizzata per avvicinarci quanto più possibile agli altri Paesi europei. Bisogna partire dalla scuola, sostiene Abodi. "Stiamo cercando di fare un’agenda sport e scuola ed è per questo che il ministro dell’Istruzione è uno dei miei interlocutori quotidiani. Crescendo diventa più complicato far comprendere ai bambini il piacere di fare attività sportiva ma se si forniscono strumenti e stimoli culturali già da piccoli è più facile che questa sensibilità possa svilupparsi rapidamente". Esistono anche difficoltà di accesso allo sport e differenze tra aree del Paese in termini di strutture: "Abbiamo appena licenziato un bando che si chiama sport e periferie rivolto ai Comuni con popolazione inferiore ai 100mila abitanti con il quale si possono migliorare strutture sportive esistenti o realizzarne di nuove. Questa misura rappresenta una grande opportunità di sviluppo sostenibile a favore di una maggiore e migliore pratica sportiva nei territori, a vantaggio di chi pratica lo sport in tutte le sue declinazioni e di chi ci lavora".

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