"Dio è nel dettaglio". Guai a tralasciare le virgole, anche nei romanzi più lunghi e dettagliati. È il dettaglio che fa la differenza, anche quello che, solo all’apparenza, potrebbe risultare meno visibile all’occhio umano. È stato un incontro senza dubbio memorabile quello di Luca Barbareschi, attore, regista e produttore cinematografico, a #Giffoni53. Un Festival che lo stesso regista ha trovato rivoluzionato: "Sono stato ospite nelle prime edizioni e ricordo che c’era soltanto una manciata di ragazzini nei vicoli. A quei tempi era tutto ancora un sogno, oggi ho trovato un cambiamento straordinario". Barbareschi non s’è risparmiato nel raccontare la sua gioventù, parlando delle "molestie, quelle vere" che ha subito in tenera età, fino ai suoi sogni da ragazzo, che non troppo avevano a che fare con il cinema: "Volevo fare la rockstar. La mia generazione è cresciuta con Genesis e Beatles, era una musica che raccontava immagini". Poi l’incontro con il cinema e l’amore viscerale per quest’arte: "Mia madre è scappata quando avevo otto anni e vivevo con una signorina che si occupava di me. Era solita portarmi al cinema, a conti fatti per restare a pomiciare con un militare dell’epoca. Mi capitava di restare a vedere anche due film di seguito" e aggiunge: "Ad oggi posso dire che il cinema e il teatro mi hanno salvato. Specialmente quest’ultimo, che è in grado di dare una restituzione emotiva".
Davanti ad una constatazione posta dal papà, non appena Barbareschi cominciò a palesare i primi desideri cinematografici - ovvero le risicate risorse economiche in casa - il futuro produttore, nominato ai David di Donatello nel 2013 per 'Something good', ha svolto svariati mestieri, vestendo anche i delicati panni del giornalista. Al suo cospetto si ritrovò, a vent’anni, uno Steven Spielberg appena trent’enne. Alla platea di giffoner ha raccontato quell’incontro avvenuto nella casa del regista americano: "Gli chiesi come potessi fare a diventare come lui. Mi disse 'Già lo sei. Prendi una macchina da presa, scrivi una storia e girala'. Tornai a New York e nacque 'Summertime', con la regia di Massimo Mazzucco". Tuttavia Barbareschi ha ricordato alla giovane platea: "La formazione è determinante, così com’è importante non disdegnare nulla, mai essere snob sul lavoro, perché ognuna delle persone con cui si lavora ti regala qualcosa, nella sua dignità". Prossimo a tagliare il traguardo dei cinquant’anni di attività, Luca Barbareschi, incalzato dalle domande dei ragazzi presenti in sala, ha discusso anche sulla differenza tra il mercato cinematografico italiano e quello a stelle e strisce ha detto: "L’America è più vecchia dell’Italia. È uno stato molto colto, adesso in crisi per tante ragioni, ma ancora straordinario e patria di tante evoluzioni. L’Italia invece è un paese complesso, che racchiude all’interno del suo popolo tante differenze". Mattatore assoluto nella Sala Verde della cittadella del cinema, prima di salutare il pubblico di Giffoni ha aggiunto: "Ho più energia oggi di quando avevo vent’anni, perché ho imparato a non cercare più l’applauso, bensì l’emozione. Ed è il teatro a darmi tanta emozione. È un luogo in cui capitano cose misteriose e meravigliose, dove si celebra la bellezza".
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